Alternanza scuola-teatro al Grigoletti
Il percorso di Alternanza Scuola Lavoro al Grigoletti passa anche attraverso la realizzazione di uno spettacolo teatrale, reso possibile dalla collaborazione con Thesis e con la regista Carla Manzon che ha seguito fin dall’inizio dell’anno gli attori-studenti alle prese con l’allestimento de Le Troiane di Euripide, un testo scelto per la vicinanza emotiva tra le schiave troiane e la moderna schiavitù di guerra. Quando il sipario dell’Auditorium Concordia di Pordenone si è aperto, la sera del 25 maggio, sapevamo di trovarci di fronte ad una compagnia di giovani attori non professionisti alle prese con: “Le Troiane” di Euripide. Piacevolmente sorpresi, invece, dalla naturalezza e serietà con le quali uno sprezzante Poseidone (Enrico Padovan) ha chiamato in scena Atena (Giorgia Segato), responsabile della rovina di Atene, ridotta ad una sorta di “muro del pianto”, da dove una folle Cassandra (Claudia Casagrande), riempiendo il palco, porgerà l’ultimo saluto alla madre Ecuba (Camilla Baldo). E’ una Ecuba che fatica a reggersi in piedi, schiacciata dal dolore, come le madri di tutti i tempi costrette a subire la perdita dei propri figli. Le guerre ci parlano di combattimenti, di eroi caduti, di soldati come Taltibio (Andrea De Bortoli ed i compagni Andrea Miniutti e Davide Marzaro) che eseguono ordini solo perché non possono esimersi dal farlo, raramente del dolore delle donne, intenso, devastante che si perpetua nei cuori delle “troiane” (Serena Bortolin, Alessia Casonato, Beatrice Cucchisi, Nicole Pierri, Debora Scorpio, Elisabetta Toffolon, Alessia Venaruzzo) e di un’Andromaca (Chiara Cervesato) costretta a sacrificare suo figlio, nell’osservanza della spietata legge del vincitore a stragi appena compiute. In nome di cosa? Delle grazie di una stupenda Elena (Federica Cargnelli) di cui il Paride di turno si invaghisce, a sottolineare che alla base di ogni guerra vi sono odi e sete di potere insensati. Ma arriva un segnale straniante: il gesto spontaneo e infantile di Astianatte (Angelica Livan) che deposto a terra, morto, si aggiusta in capo la coroncina. Tutti abbiamo provato un misto di sollievo e tenerezza, nella consapevolezza che forse una speranza ancora c’è, se in questo piccolo angolo di mondo malato un gruppo di giovani, con la sua innovativa regista (Carla Manzon) si impegna a farci riflettere quanto sia innaturale perdere la vita e la libertà per assurdi giochi di potere.