I due sessantotto
Nella giornata di venerdì 21 settembre, presso la Loggia del Municipio, si è svolto l’incontro Parole del ’68. RIVOLUZIONE, tenuto da Guido Mazzoni. Il poeta ha illustrato lo svolgersi di questo periodo storico, articolato in due rivoluzioni ben distinte: la prima aveva come scopo “far uscire gli esseri umani dalla preistoria”, come sostenuto da Karl Marx, ovvero eliminare la gerarchia, l’alienazione e l’isolamento individualistico, fallendo però l’obiettivo principale; la seconda ascrivibile alla sfera anarchica e privata, implicando una trasformazione radicale dei costumi. Unicamente quest’ultima ha avuto esiti immediati e concreti, mentre la prima ha solo successivamente comportato un risultato importante, cioè il migliorare di alcuni rapporti: tra i generi, familiari, con il corpo, con i costumi e trovando anche un compromesso tra piacere e dovere, miglioramento di cui hanno approfittato politici del tempo, come Ronald Reagan, Margareth Thatcher e Silvio Berlusconi, personalità politicamente orientate verso destra, ma che hanno comunque utilizzato questi ideali marxisti e di sinistra a favore della propria campagna elettorale.
Lo scrittore ha lasciato ampio spazio alle domande del pubblico, che ha chiesto chiarimenti riguardo alla differenza tra il ’68 italiano e quello di altri Paesi europei e riguardo la causa della perdita di laicismo nella società di oggi. Alla prima questione il relatore ha risposto sottolineando le analogie, col sostenere che il più simile al movimento italiano sia stato quello tedesco, perché entrambe le nazioni avevano avuto precedenti esperienze di dittatura di destra, nonostante in Italia sia durato più a lungo, dal novembre 1967 all’autunno 1980, e abbia coinvolto molte più persone. Al secondo interrogativo il poeta ha affermato che la laicizzazione è dovuta ad una radicalizzazione della società, ma con la caduta del PCI e dopo gli avvenimenti dell’11 settembre 2001, c’è stato un significativo ritorno all’appartenenza religiosa attiva, in qualche caso confusa con un acceso sentimento nazionalista.
Marco Bortolussi e Adele Marzotto