Intervista immaginaria a Bernardine Evaristo
Purtroppo l’emergenza del Covid-19 non ci ha permesso di incontrare dal vivo l’autrice del romanzo biografico “Ragazza, donna, altro”, ma questo può essere un buon modo per viaggiare con la fantasia tenendo conto di ciò che è emerso dal suo libro.
I: “Buongiorno Bernardine, siamo molto emozionate all’idea di parlare del suo romanzo, partiamo dal titolo, cosa intende per ‘altro’?
B: “Buongiorno a voi, ‘altro’ allude a chi non rispecchia a pieno gli stereotipi, ciò che è canonicamente considerato lo ‘standard’ della nostra società, io ad esempio mi sono sempre sentita ‘altro’ rispetto alle bambine bianche, nonostante io fossi una semplice ragazzina britannica come loro.”
I: “Quindi definirebbe ‘Ragazza, donna, altro’ un romanzo politico, essendo nato da un discorso di ‘standard sociali’?”
B: “Penso che politico sia un aggettivo calzante ma un po’ riduttivo, questo libro ha lo scopo di far ascoltare delle voci che normalmente sono solo dei fruscii di sottofondo. ‘Ragazza, donna, altro’ è la biografia di dodici donne nere britanniche, che nella loro unicità rappresentano le voci spesso ignorate, rappresentano l’intera famiglia umana nella sua diversità, quindi definirei il libro di genere politico, ma anche biografico, corale, di formazione e introspettivo.”
C: “Lei è un’autrice rinomata e ha vinto molteplici premi per merito della stesura dei tuoi otto libri, ma concentrandoci sull’ultima sua pubblicazione: ‘Ragazza, donna, altro’. Potrebbe cortesemente esporci il motivo per cui ha scritto il libro, le sue fonti di ispirazione o le esperienze personali che stanno dietro alla stesura?”
B: “Certamente. Io in realtà ho iniziato a lavorarci nel 2013 e ci sono voluti ben cinque anni per terminarlo. L'ho scritto perché ero veramente consapevole che non c'erano abbastanza
scrittrici nere britanniche che si occupavano di narrativa, e io ero consapevole di appartenere a questa ennesima minoranza. Inoltre, ero davvero frustrata per la mancanza di rappresentazione delle donne nere britanniche nei romanzi. Quindi, ho pensato che avrei scritto un libro con mille donne britanniche nere perché Toni Morrison una volta ha detto: "Prova pensare l'impensabile quando inizi un libro." Così ho pensato, beh, cosa c'è di impensabile? Mille donne. E naturalmente, come è ovvio pensare, non era un'idea realistica. Quindi l'ho ridotto a un centinaio di donne. E infine anche questo non era molto realistico. Quindi in realtà ho terminato con dodici donne britanniche nere tutte diverse tra loro, ognuna unica a modo suo, ognuna con la sua sezione di libro dedicata, anche se si tratta di un romanzo coeso e non di un libro di racconti. Hanno sessualità diverse, provengono da diversi background culturali, hanno lavori, occupazioni, preoccupazioni e strutture familiari differenti. Tutte e dodici le donne hanno un’età compresa tra 19 e 93 anni, il più vecchio personaggio non è più vivo, ed è nato nel diciannovesimo secolo, infatti il romanzo copre circa 120 anni. Questo romanzo vuole mostrare la molteplicità di chi siamo noi donne in questa società; io ho cercato di espandere la nostra rappresentazione invece di definirla o ridurla. Ho messo molto di noi in un unico romanzo."
I: “Abbiamo appurato che i temi principali sono quelli che generalmente vengono accantonati o considerati ‘stranezze’ da cui allontanarsi: ad esempio il fatto di appartenere alla comunità lgbtqia+ e all’essere di un’etnia diversa da quella bianca, ma tra questi spicca il femminismo, lei è sempre stata un’attivista?”
B: “Ritengo che tutti gli argomenti di cui ho parlato nel romanzo siano equamente importanti, ma la mia ‘carriera’ di attivista è cominciata negli anni Ottanta, proprio con il movimento femminista, che, spero non serva ripeterlo, crede nell’esatta parità con gli altri generi. Oggi questa ideologia non è più solo di poche ‘emarginate’, ma si è espansa incredibilmente ottenendo ottimi risultati, ciò che spero, però, è che il femminismo non venga strumentalizzato da brand e industrie per delle collaborazioni con influencer mossi più dal desiderio di un guadagno che dal desiderio di un riscatto sociale e di una società più equa, inclusiva, unita e pacifica.
C: “In ‘Ragazza, donna, altro’ il personaggio di Penelope è un’attivista per i diritti delle donne. Nonostante i suoi ideali, però, disprezza le donne nere. Com’è nata questa figura contraddittoria?”
B: “Per il personaggio di Penelope mi sono ispirata a una donna che ho conosciuto durante il mio percorso, anni fa. Era una femminista bianca con una carriera di successo e che, nonostante i suoi ideali, non sopportava le donne nere. Quello che ho cercato di rappresentare è la contraddizione che spesso alberga nelle persone. Anche chi ha dei comportamenti mostruosi può essere capace di amare, di essere un ottimo genitore, un amico, perfino un attivista per delle buone cause. All’inizio avevo immaginato Penelope come una figura solo negativa, poi l’ho riscritta per togliere il mio giudizio e i miei sentimenti nei confronti della donna a cui mi sono ispirata. Mi sono molto impegnata su questo personaggio poiché uno degli scopi del mio romanzo è quello di rappresentare personaggi complessi e stratificati.”
C: “Una delle altre caratteristiche davvero uniche è il modo in cui ha scritto, lo stile di cui ha fatto uso. Perché ha scelto uno stile non convenzionale per questo romanzo? Si è ispirata a qualche opera in particolare?
B: “Io la chiamo “fusion fiction” e credo di averlo inventato come forma. Io ho iniziato questo mio lavoro, per meglio dire passione, come poeta, scrivendo anche per il teatro e sono sempre stata una scrittrice sperimentale. ‘Ragazza, donna, altro’ non può essere reputato un romanzo tradizionale perché ho creato questa forma, che assomiglia un po' alla poesia ma non è veramente poesia. Chiunque può leggerlo e capirlo anche se non ci sono molti punti fermi; la narrazione, come la scrittura scorre davvero. Il modo in cui ho fuso la lingua penso mi abbia permesso di fare cose che non potrebbero essere espresse in una forma tradizionale, semplicemente ho modellato il testo e anche rimosso i punti fermi, cosa che mi ha donato una libertà che altrimenti non avrei avuto.”
C: “Ci teniamo davvero a ringraziarla per aver il tempo che ci ha dedicato. È stato fantastico parlare con Lei e fare tesoro dei suoi pensieri.”
Chiara Pituello (4C SCI) e Ilaria Pizzolato (3A LIN)