Le parole dell’ “altro”
“Ti insegneranno a non splendere e tu splendi, invece.” Citazione di Pier Paolo Pasolini da cui è tratto il titolo del nuovo romanzo di Giuseppe Catozzella “E tu splendi”, presentato da Alessandra Amerighi, la mattina del 22 Settembre 2018 alle ore 10:00 presso Spazio Ascotrade.
Un libro che conclude la “trilogia dell’altro”, tema molto caro, di cui si sente lui stesso protagonista, perché come il piccolo Pietro, personaggio principale dell’ ultimo romanzo, si è sempre sentito “l’altro”, è sempre stato lo “straniero in casa sua”, anche se in realtà, essendo figlio di immigrati meridionali a Milano, una casa sua non l’ha mai avuta.
La scrittura diviene così il suo modo di esprimere e conoscere se stesso, dal momento che “conoscere” significa perlustrare differenti luoghi e potenzialità inespresse che tutti noi abbiamo, infinite, e lo scrittore infatti è la persona che riesce a coglierle tutte, il come è un mistero.
È un mistero che rende intrigante la lettura di ogni testo, che ha una voce differente da tutti gli altri, anche se in realtà un libro non è altro che uno specchio magico in cui crediamo di cercare tutto e invece troviamo solo noi stessi.
Le parole che sono “ lo strumento” di uno scrittore, in “E tu splendi”, vengono associate al fuoco, il fuoco che forma comunità, il fuoco che porta gioia e dolore e sconfigge la paura, e di paura ne fa tanta soprattutto la domanda “perché siamo qua?”. Nessuno può rispondere, tutto ciò che sappiamo è che siamo come frecce lanciate non si sa da chi e non si sa verso dove.
Diventare chi siamo: ecco cosa intende lo scrittore con il verbo “splendere”, avere il coraggio di intraprendere la nostra strada.
Francesca D’Amelio, Federica Costalonga