Intervista immaginaria a Eshkol Nevo
Ci era stato assegnato il compito di intervistare Eskhol Nevo, ma a causa dell’epidemia di Covid-19, ci siamo trovate nell’impossibilità di incontrare l’autore.
Per questo motivo, tutte le risposte che seguono sono totalmente inventate. Abbiamo comunque tenuto presente che Eshkol Nevo, con il suo ultimo romanzo L’Ultima Intervista, edito da Neri-Pozza, chiama tutti i lettori a comportarsi in modo più onesto con i propri amici e conoscenti, svelando per primo la verità che si cela sotto la sua vita di scrittore. Nel libro, verità e menzogna si intrecciano, facendo in modo che colui che legge si chieda quale sia la menzogna e quale la realtà.
I: Il primo quesito che vorremmo porle, probabilmente è già venuto in mente a tutti i suoi lettori: all’interno del suo romanzo, tutti gli avvenimenti descritti sono reali, o alcuni sono fittizi e frutto della sua fantasia?
E: Il corpo del romanzo è reale, ma ho sostituito alcuni episodi con aneddoti inventati, per tutelare la privacy in particolare delle mie figlie.
I: Nella sua narrativa, il ruolo di “casa” è centrale. Lei in cosa crede si identifichi questo luogo?
E: Sono del parere che le persone più sedentarie siano in grado di chiamare “casa” un luogo o la presenza di oggetti o individui a cui sono legati, ma coloro che si sono trasferiti più volte non riusciranno mai a sentire del tutto le proprie radici.
I: Lei è israeliano. Quale pensa sia l’identità del suo Paese?
E: In realtà faccio parte della nuova generazione del Paese, e credo che l’identità sia ancora sul nascere e quindi difficile da descrivere per qualsiasi autore. Ognuno di noi ama, fa male e si sente solo nel mondo.
Eva Laura Giacomello e Giulia Zanetti (3 ESca)